Samsung nega di aver taroccato i test di benchmark con il Note 3

Samsung ha deciso di rispondere alle accuse che la vedono coinvolta nella modifica delle prestazioni di alcuni dei suoi device al fine di ottenere punteggi più elevati durante alcuni test benchmark. L’ultimo caso ha come protagonista il Note di terza generazione, sul quale il produttore avrebbe dinamicamente modificato la frequenza dei core della sua CPU Snapdragon 800.
A quanto pare però, Samsung non è la sola a barare anche altri produttori di dispositivi Android avrebbero taroccato alcuni test di benchmark. All’appello mancano però i Nexus ed alcuni degli ultimi Motorola nati dalla partnership con Google, gli unici il cui punteggio ottenuto nei vari test corrisponde a quello reale in base alle loro capacità.
Ecco la dichiarazione del colosso sudcoreano:
The Galaxy Note 3 maximises its CPU/GPU frequencies when running features that demand substantial performance. This was not an attempt to exaggerate particular benchmarking results. We remain committed to providing our customers with the best possible user experience.
Quanto detto da Samsung potrebbe valere come giustificazione se non fosse per il modo in cui è stato scoperto il trucco. Le ricerche effettuate di recente hanno infatti dimostrato che attraverso la compilazione di una specifica istruzione, il programma di benchmark aumenta la frequenza del processore dando come risultato finale punteggi falsi. Il tutto non si verifica se si rinomina l’applicazione perché il telefono in questo caso non è più in grado di riconoscere il pacchetto e quindi di modificare il comportamento del SoC. Forse questa volta Samsung ha davvero torto.